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CONSEGNA RICONOSCIMENTO - Oggi, venerdì 6 marzo in sala Arazzi. Inaugurata anche mostra fotografica

Il riconoscimento '8 Marzo' dell'Amministrazione comunale a Tamara Ivanovna Chikunova

06-03-2015 / Giorno per giorno

Oggi, venerdì 6 marzo alle 16, nella sala degli Arazzi della residenza municipale, l'assessora alle Pari Opportunità Annalisa Felletti ha consegnato a nome dell'Amministrazione comunale di Ferrara il riconoscimento '8 Marzo' a Tamara Ivanovna Chikunova, per il suo profondo impegno a favore dell'abolizione della pena di morte e della tortura. All'incontro sono intervenute Paola Pirani (referente Amnesty International), Paola Freschini (Comunità S.Egidio) e Girolamo Calò (presidente Consiglio comunale). Erano presenti inoltre altre autorità civili e militari, fra cui il prefetto Michele Tortora e l'assessora comunale Chiara Sapigni.  

A seguire, nel salone d'Onore del Municipio, è stata inaugurata la mostra fotografica a cura di Ippolita Franciosi e Letizia Rossi e del Centro Donna Giustizia "Patchworks, the face of freedom is female. Dalla violenza alla creatività, raccontare l'invisibile dell'essere", realizzata da donne uscite dalla tratta e dalla violenza. L'iniziativa ha il patrocinio del Comune di Ferrara.

Nella mattinata di domani (sabato 7 marzo) Tamara Ivanovna Chikunova incontrerà gruppi di studenti del Liceo Ariosto, dell'Istituto Aleotti per Geometri e del Dosso Dossi.

 

"E' un onore per la nostra Città - afferma l'assessora comunale alle Pari Opportunità Annalisa Felletti - poter ospitare la Signora Chikunova, perché testimone esemplare della lotta alla Pena Capitale e alla Tortura. Tamara, grazie al proprio impegno è riuscita a scuotere le coscienze, promuovendo attraverso l'Associazione Madri contro la Pena di Morte, da lei stessa fondata, un avanzamento dalla portata straordinaria sul fronte dei diritti umani, portando all'abrogazione di questa pena in Uzbekistan, Kirghisistan, Kazakistan e più recentemente in Mongolia. Tamara è la testimonianza di come 'grazie al proprio impegno si possa sempre fare la differenza', un messaggio di grande speranza, l'esempio di una Donna che con coraggio lotta quotidianamente per garantire futuro ai figli di altre madri, ed è per tutti questi motivi che l'Amministrazione assegna con grande soddisfazione la prima edizione del riconoscimento '8 Marzo' alla signora Tamara Chikunova."

 

 

 

 

 

 

 

 

Nelle foto alcuni momenti della cerimonia svoltasi in Residenza municipale venerdì 6 marzo 2015

 

LA SCHEDA - A cura degli organizzatori 

Sala degli Arazzi (residenza municipale - venerdì 6 marzo 2015 ore 16) 

Consegna del riconoscimento "8 Marzo" a Tamara Ivanovna Chikunova

 

Tamara Ivanovna Chikunova, 62 anni, di nazionalità russa, è vissuta a Tashkent, in Uzbekistan, fino al 2009, allorché si è trasferita in Europa, prima in Germania poi in Italia .

E' una coraggiosa e straordinaria attivista per l'affermazione dei diritti dell'uomo nel suo paese e collabora in maniera stretta e continuativa con la Comunità di Sant'Egidio ormai da molti anni.
Per il miglior prosieguo di tale collaborazione, come anche a causa delle sue condizioni di salute, necessiterebbe di un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

 Suo figlio Dmitrij, condannato a morte nel 1999, venne fucilato il 10 luglio del 2000. Aveva 29 anni. La signora Chikunova non fu avvertita dell'esecuzione, dunque non riuscì neppure a salutarlo un'ultima volta.

In seguito alla sua tragedia familiare decise di fondare l'associazione pubblica Madri Contro la Pena di Morte e la Tortura assieme ad altre donne che come lei hanno perduto i propri figli con una esecuzione capitale e ad altre persone di diverse professioni e ceti sociali semplicemente contrarie alla pena di morte e determinate con coraggio a condividere con lei la stessa battaglia per la sua abolizione.

Grazie all'operato e alla mediazione della sua organizzazione, ingaggiando bravi avvocati, Tamara Chikunova ha contribuito a salvare le vite di 23 condannati alla pena capitale, riuscendo a far commutare la loro sentenza di morte in ergastolo o condanne alla reclusione. Tutto ciò malgrado la sua libertà personale e la sua stessa vita corrano seri rischi -più volte ha ricevuto minacce da agenti di polizia e da ignoti- ed abbia dovuto affrontare enormi sacrifici personali. Nella sua battaglia per l'abolizione della pena di morte in Uzbekistan -avvenuta il 1° gennaio 2008- ha infatti investito tutti i suoi averi.

L'organizzazione da lei fondata, dotata di scarsissimi mezzi finanziari, si regge su basi del tutto volontaristiche, coinvolgendo circa una ventina di persone: madri, padri, sorelle e fratelli di condannati a morte, nonché ragazzi, uomini e donne che sostengono per pura solidarietà la sua causa, oggi volta alla difesa di ex condannati capitali e al miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri uzbeke e kyrgyze.
Il governo uzbeko ha sempre manifestato la sua decisa contrarietà all'attività umanitaria di Tamara Chikunova, la quale diverse volte ha dovuto subire perquisizioni nella sua casa da parte della polizia, ed è stata da questa stessa umiliata, venendo pretestuosamente accusata più volte di favoreggiamento della prostituzione. Al di là di tali episodi si deve purtroppo affermare la costante condizione di pericolo di vita in cui ogni giorno la donna si viene a trovare.

Tamara Chikunova nell'autunno 2004 ha intrapreso un lungo viaggio che ha toccato le maggiori città d'Europa e d'Italia, durante il quale ha potuto far conoscere più apertamente la drammatica realtà della pena di morte allora in atto nel suo Paese.
L'attività dell'organizzazione non governativa indipendente "Madri Contro la Pena di Morte e la Tortura" (MCPMT), membro della Coalizione Mondiale Contro la Pena di Morte (WCADP), è diretta al sostegno delle trasformazioni sociali e democratiche nella Repubblica dell'Uzbekistan.
In questo paese, nell'ambito della difesa dei diritti umani, conduce un monitoraggio costante sull'uso della tortura, sulle sentenze di condanna a morte emesse e sulle esecuzioni.
Il lavoro di Tamara Chikunova, promuovendo la revisione di taluni casi tra questi, mira alla commutazione della pena dal carcere a vita ad una condanna ordinaria, permettendo al condannato il ripristino dei legami con i propri parenti e la società.
L'organizzazione, con il sostegno della Comunità di Sant'Egidio, sta prendendo attivamente parte al processo di commutazione automatica delle condanne a morte in detenzione a vita nella Repubblica del Kyrgyzstan e si occupa di sollevare le condizioni di vita dei condannati.

Il 26 aprile 2007 è stata emessa la legge che introduce "modifiche e integrazioni al Codice Penale e al Codice di Procedura Penale". La pena di morte, dal luglio successivo, è stata sostituita dalla detenzione a vita. Nella nuova legge è stabilita anche una revisione dei processi di coloro che erano stati condannati alla pena capitale.
I condannati a morte in Kyrgyzstan e in Uzbekistan sono in maggioranza malati, non ricevono parimenti un'alimentazione commisurata alle necessità. Sono inoltre privi dei più elementari mezzi per l'igiene personale, e non è prevista per loro alcuna assistenza psicologica e legale. Non hanno poi accesso ad alcuna informazione, per cui tutto ciò che avviene al di fuori delle mura della prigione resta loro totalmente sconosciuto. Non viene in ultimo rispettato il diritto a ricevere un trattamento decoroso ed una assistenza degna di un qualsiasi essere umano.

 

Premi e riconoscimenti a Tamara Ivanovna Chikunova

• Premio Colomba d'Oro, Roma 2004
• Premio Donna dell'Anno, Aosta 2004
• Premio Mimosa d'Oro, Catania 2005
• Premio Città di Norimberga, Norimberga 2005
• Medaglia della Commissione Consultiva di Francia per i Diritti Umani, Tashkent 2006
• Targa del Comune di Reggio Calabria, Reggio Calabria, 2009
• Medaglia Città di Genova, Genova 2009
• Titolo di Cavaliere della Legion d'Onore, Parigi (Francia) 2010

 

DOCUMENTAZIONE E ALTRE INFORMAZIONI scaricabili in fondo alla pagina.

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>> Venerdì 6 marzo (segue la consegna del riconoscimento)

Inaugurazione nel salone d'Onore del Municipio della mostra "Patchworks - The Face of Freedom is Female"

 

LA SCHEDA  (a cura delle organizzatrici)

Con questo progetto, il Centro Donna Giustizia di Ferrara, con la collaborazione delle fotografe professioniste Ippolita Franciosi e Letizia Rossi, intende dare voce per la prima volta alle donne migranti che raramente hanno l'occasione di raccontare la loro visione della realtà o esprimere la propria fantasia nello spazio pubblico della città. Gli stereotipi promossi dai media aumentano la loro invisibilità sociale e alla luce di queste dinamiche, a cui si associano problemi di integrazione, marginalità, povertà, è fondamentale dare alle donne l'occasione di auto-documentare la realtà sociale in cui vivono. Il significato infatti del titolo del progetto - Patchworks - sta a valorizzare quindi ogni tassello di "diversità" che ogni donna è portatrice. Per le donne che l'hanno realizzata è stato uno stimolo potente a credere in sè stesse, nelle loro capacità e nella loro creatività, non a caso viene presentata al pubblico tra le iniziative dell'8 marzo nella "giornata della donna" . L'8 marzo rappresenta tutti i diritti che le donne nel corso degli anni sono riuscite a ottenere e che noi donne moderne diamo per scontati. La mostra rappresenta il coraggio e la determinazione delle donne.Il progetto, nato da un'idea della fotografa Ippolita Franciosi, nella prima fase ha previsto laboratori sulle tecniche di fotografia, mentre in una seconda fase sono state effettuate uscite per la città e ritratti in studio. E' la prima esposizione non SULLE donne vittime di violenza ma realizzata DALLE donne, le quali diventano attive mettendo in gioco la propria creatività tramite il linguaggio universale della fotografia. Come un grande patchworks le immagini qui si uniscono e ci raccontano pezzi di vita, ci riportano lo sguardo evocato dalle città (come esse si rapportano con gli spazi pubblici) e lo sguardo che le donne hanno di se stesse nei ritratti realizzati in studio, dove esse appaiono senza rivelarsi totalmente.  L'utilizzo dell'inglese nel titolo non è un vezzo ma corrisponde ad una necessità che abbiamo incontrato durante i laboratori, l'inglese è stata la lingua con cui ci siamo rapportate con le partecipanti di varie nazionalità.

 

Immagini scaricabili:

patchworks Tamara Chikunova

Allegati scaricabili: